Quale educazione?

Quando parliamo di educazione intendiamo, generalmente, il mondo della scuola o al massimo tutte quelle situazioni dove bambini e bambine sono a contatto con degli educatori.

Credo che si debba fare un passo indietro, andando prima di tutto a sottolineare cosa si debba intendere per apprendimento ed insegnamento, cioè per quelle dinamiche che animano una relazione educativa.

Nei progetti che propongo, sottolineo quanto l'insegnamento sia una pratica che parta dall'adulto; un adulto che si ritiene abbia qualcosa da trasmettere ad un pubblico, generalmente formato da bambini che deve imparare.

Preferisco parlare invece di apprendimento: l'apprendimento come processo che vede al centro il soggetto che apprende, sempre il bambino, che è artefice e protagonista di questa pratica.

E l'adulto?

L'adulto ha il dovere e la responsabilità, ma ancora di più il privilegio, di accompagnare il bambino nel suo percorso.

Come può farlo?

Mi piace ricordare il testo di Francesco Codello "Vaso, creta o fiore? Né riempire, né plasmare ma educare".

Il titolo è assolutamente esplicito nell'intento di spiegare una relazione educativa autentica: il rifiuto di trattare il bambino come un vaso da riempire di nozioni o come creta da plasmare a immagine e somiglianza dell'adulto. Il bambino immaginato come un fiore che sarebbe nato e cresciuto comunque, perché possiede l'energia vitale per farlo! L'adulto in questo scenario ha la responsabilità di tutela.

L'educatore si trasforma quindi in un accompagnatore che, come un antico mentore, affianca il bambino, crea contesti e percorsi d'apprendimento partendo dall'interesse di quest'ultimo.

Il punto di partenza, per qualsiasi percorso, è necessariamente il bambino.
Ogni attività viene impostata sui suoi interessi, vengono scelti assieme gli obiettivi d'apprendimento e, in modo incidentale, si apprende.

Se la relazione tra adulto e bambino vuole essere autentica e sincera non possono esistere giudizi, come non possono esserci premi e punizioni; lo strumento principale di confronto non può che essere il dialogo, la partecipazione democratica nelle scelte, ponendo al centro il tempo dell'ascolto.